Spazio Meta
Ago 22, 2021

Per trattare questa tematica bisogna prima di tutto fare un po’ di chiarezza sulla terminologia in modo da ovviare possibili incomprensioni ed errori. Ogni persona ha una propria “identità sessuale” dettata dal sesso biologico alla quale va ad aggiungersi la cosiddetta “identità di genere”, ossia la percezione personale al genere maschile o al genere femminile o a nessuno dei due.

L’attrazione sentimentale e sessuale verso una persona dello stesso sesso o del sesso opposto completa l’individuo in questione. Queste caratteristiche possono dipendere da fattori culturali, sociali e psicologici: chi è affetto da disforia di genere vive in una situazione di disarmonia e disequilibrio tra la sua stessa biologia e l’identità di genere che riconosce come propria e dunque sente di appartenere al genere opposto e di essere imprigionato in un corpo che non lo rappresenta.

Vediamo meglio cosa vuol dire e come si affronta la disforia di genere.

Cos’è la disforia di genere?

Precedentemente conosciuta come DIG (Disturbo dell’Identità di Genere) rappresenta il disagio percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso biologico o nel genere assegnatogli alla nascita, e di conseguenza con le caratteristiche sessuate del proprio corpo.

Solo nel 2018, l’ICD (International Classification of Diseases) l’ha inserita all’interno del capitolo dedicato alla salute sessuale spostandola da quello dei disturbi mentali. 

Le cause della disforia di genere

Non esistono prove che consentano di supportare alcuna teoria al momento: che ci sia un legame a fattori psicosociali oppure a eventi vissuti nell’infanzia e adolescenza non è ancora confermato.

Se si guarda invece a possibili fattori biologici, esistono numerose teorie che considerano il peso degli ormoni sessuali nella nascita o meno della disforia di genere. A riguardo è stata suggerita l’importanza ad esempio del testosterone nello sviluppo dell’identità di genere maschile. 

Disforia di genere: sintomi e segni

La manifestazione più riconosciuta della disforia di genere è una forma di malessere e distacco nei confronti del proprio corpo, che viene percepito come estraneo. Questi primi segnali possono comparire fin da molto piccoli (2-3 anni), oppure nel periodo dai 3 ai 5 anni, per poi scomparire per alcuni anni e ricomparire in adolescenza o attenuarsi, per questo motivo è difficile fare una diagnosi certa della disforia di genere in età evolutiva.

Qualora permanga nel periodo della pubertà raramente scompare e quasi tutti gli adolescenti con disforia di genere mantengono tale condizione anche in età adulta.

I comportamenti caratteristici della disforia di genere nei bambini possono includere: 

  • desiderio di indossare abiti del sesso biologico opposto;
  • utilizzare giocattoli comunemente associati all’altro genere;
  • preferenza di gioco con bambini del sesso biologico opposto;
  • rifiuto di urinare come fanno gli altri bambini dello stesso sesso biologico;
  • desiderio di volersi liberare dei propri genitali e di voler quelli del sesso biologico opposto;
  • sensazione di disagio nei confronti dei cambiamenti del corpo caratteristici della pubertà.

Essendo l’età evolutiva un periodo delicato e decisivo per la formazione della persona, è sempre positivo che i genitori lascino sperimentare il bambino. I possibili disagi sorgono al confronto con la società che culturalmente ha stabilito delle regole molto chiare (per cui ad esempio una bambola è un gioco da femmine e non da maschi): per questo motivo la scelta migliore è quella di rivolgersi a uno psicologo che valutare un eventuale supporto nel caso di segnali di disforia di genere.

Come avviene la diagnosi?

Finalmente di fronte a un caso di disforia di genere, l’attenzione ora è rivolta al disagio affettivo e cognitivo provato e non all’identità in sé per sé.

Ci sono alcuni criteri diagnostici che permettono di tracciare il disagio: questi cambiano in parte a seconda dell’età del soggetto analizzato, ma in linea di massima sono un’evidente incongruenza tra genere esperito e caratteristiche sessuali primarie/secondarie, il forte desiderio di liberarsi di queste caratteristiche in favore di quelle del genere opposto, l’altrettanto forte convinzione di provare sentimenti ed emozioni propri del genere opposto e la volontà di essere trattato come un membro del genere opposto.

Come si affronta la disforia di genere?

In primo luogo un intervento di tipo psicologico specializzato in tematiche che riguardano l’età evolutiva è un ottimo punto di partenza. Il supporto psicologico infatti, come per altri disturbi, permette di analizzare e affrontare le problematiche che ne derivano e ridurre il disagio emotivo ad esse legato.

Se per l’individuo la sola gestione psicologica non basta, soprattutto con l’avvio dell’età della pubertà, può essere valutata la possibilità di intervenire con farmaci prescritti dall’endocrinologo che agiscono sopprimendo la produzione degli ormoni sessuali. In questo modo si dà tempo alla mente di continuare a lavorare sospendendo i cambiamenti fisici naturali.

Gli effetti di questa terapia sono completamente reversibili, qualora invece la disforia di genere persista, le linee guida internazionali suggeriscono l’utilizzo di ormoni sessuali femminilizzanti o mascolinizzanti a partire dai 16 anni.