Spazio Meta
Mar 19, 2022

E’ passato quasi un mese da quando la Russia di Vladimir Putin ha iniziato l’invasione dell’Ucraina: era il il 24 febbraio 2022 quando i carri armati russi sono entrati nel territorio ucraino per, come sostiene Putin, denazificare la nazione. Questi i fatti, ma ciò che fa differire questa guerra da tutte le altre che, senza purtroppo lo stesso clamore, continuano nel mondo è la sua vicinanza geografica, la somiglianza tra noi e le vittime e l’estrema esposizione mediatica. 

Se infatti da un lato questo secolo e i suoi mezzi di comunicazione istantanei regalano la possibilità di denunciare e raccontare la verità anche in situazioni di estremo pericolo come una città bombardata dai missili, allo stesso tempo il flusso costante di informazioni può avere effetti negativi sulla psiche. E’ infatti molto frequente il sorgere o l’aumento di forme di ansia dovute all’impossibilità di controllo e alla sensazione di sentirsi sopraffatti dagli eventi. Tuttavia sappiamo che l’essere umano è in grado di abituarsi alle situazioni che cambiano, a seconda dei casi più o meno velocemente. E’ capace di creare nuove routine quando richiesto e di normalizzare ciò che è inizialmente altro. 

Dopo due anni di Covid, a campagna vaccinale ampiamente avviata ed efficace, la nostra mente aveva creato dei pattern ormai piuttosto solidi, sicuri…insomma ci eravamo abituati a questa nuova normalità ed eravamo pronti ad abbracciare la primavera. L’esplosione della guerra Russia-Ucraina mina proprio questa capacità umana più fragile del solito perché messa duramente alla prova dagli ultimi due anni di pandemia. Quante volte vi siete ritrovati a dire “proprio adesso che il Covid sembrava passato…” oppure “adesso che ci stavamo riprendendo e le cose cominciavano ad andare meglio…”. Lo sconforto che può degenerare in vere e proprie crisi di ansia purtroppo colpisce tutti, ma sono soprattutto le fasce d’età più giovani (25-35 anni) e le giovani mamme ad essere colpiti per un senso di immedesimazione più forte. Angoscia, irritabilità, depressione, disorientamento, astenia sono solo alcuni dei sintomi di traumatizzazione. A causa dell’esposizione, anche indiretta, al trauma la nostra psiche si difende iperattivandosi o ipoattivandosi, fino al congelamento e al distacco emotivo. Il miglioramento della consapevolezza di sé aiuta a comprendere il proprio funzionamento in caso di minaccia o pericolo e consente anche di affinare la propria capacità protettiva.

La guerra è una delle evidenze più tragiche dell’irrequietezza dell’animo umano, che si irrigidisce su posizioni assolute e agisce il conflitto. L’educazione alla pace, per adulti e bambini, passa dal seminare benessere, di cui l’altro ha diritto quanto noi. È un ‘duro’ allenamento alla gentilezza, al contenimento della reattività, al governo dell’impulsività delle risposte. È un esercizio per quanto possibile costante di consapevolezza di sé in relazione con l’altro, una pratica quotidiana di empatia.

Concretamente, per gestire meglio momenti di incertezza, emotività labile, sfiducia nel futuro connessi alla situazione internazionale attuale, cosa fare?

Ecco qualche spunto:

– leggere le news solo 1 volta al giorno, a metà giornata, filtrandole anche per i più piccoli;
– fare esercizi di respirazione/ meditazione/yoga/camminare nella natura;
– partecipare a campagne di aiuto umanitario, effettuare donazioni ad enti impegnati sul campo

Se la sintomatologia è persistente, chiedere aiuto a dei professionisti. Adesso è il momento migliore per chi cerca un supporto e per essere accompagnati in questo frangente sociale così difficile e delicato. L’équipe di Spazio Meta è a disposizione per colloqui privati o di gruppo.