Spazio Meta
Giu 26, 2021

Può essere successo a molti di incontrare un capo più esigente di altri e più propenso al rimprovero, così come colleghi che fanno gruppo ed escludono il nuovo arrivato. Sebbene sicuramente queste opzioni non rispecchino un ambiente di lavoro rilassato e positivo, spesso viene da chiedersi quando si tratta davvero di mobbing e quando sia invece difficoltà relazionale.

Nella pratica del mobbing figurano – purtroppo – sia comportamenti illeciti e quindi facilmente passabili di denuncia, sia atti leciti che non rappresentano altro che un’espressione autoritaria del potere. Il mobbing, infatti, consiste nel vessare il dipendente o il collega con atti di violenza psicologica o anche fisica per diverso tempo (più di 6 mesi) con la funzione di portare la vittima ad abbandonare il posto di lavoro, invece che licenziarla.

Vediamo meglio di cosa si tratta e come ci si può difendere da atti di mobbing.

Definizione e significato di mobbing

Il termine “mobbing” (dall’inglese “to mob” cioè “aggredire, attaccare”) è stato usato per la primo volta negli anni ‘70 dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere il comportamento di alcune specie animali che in gruppo circondano un proprio simile e lo assalgono con il fine di allontanarlo dal branco.

Oggi il termine viene usato soprattutto nel mondo del lavoro, ma più in generale può essere descrittivo di comportamenti violenti di un gruppo contro un membro dello stesso.

Tipologie di mobbing

Il mobbing può essere di diversi tipi, vediamo quali così da poterli riconoscere.

  • Mobbing dal basso o down-up: piuttosto raro, succede se chi lo pratica è in una posizione inferiore rispetto alla vittima. Ad esempio, se un gruppo di dipendenti mette in discussione il proprio capo.
  • Mobbing gerarchico: molto più frequente, al contrario del precedente, questo succede se chi pratica il mobbing è in una posizione superiore rispetto alla vittima: un dirigente, un capo reparto, un capufficio.
  • Mobbing strategico: quando l’attività di abuso del potere da parte del capo viene supportata dai colleghi a discapito della vittima.
  • Mobbing orizzontale: avviene tra colleghi e colleghi, in ottica di non integrazione per motivi d’incompatibilità.

Mobbing: cosa dice la legge?

Se in origine era argomento trattato solo da sociologi e psicologi, oggi anche la giurisprudenza si sta occupando sempre di più del fenomeno del mobbing, sebbene non esista una legge anti-mobbing.

La definizione che viene data è una serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da parte dei membri dell’ufficio o dell’unità produttiva in cui è inserito o da parte del suo datore di lavoro, caratterizzati da un intento di persecuzione ed emarginazione finalizzato all’obiettivo primario di escludere la vittima dal gruppo. Non c’è una legge, ma esistono delle norme che possono aiutare le vittime di mobbing. La prima riguarda i diritti dell’uomo ed è un principio costituzionale inviolabile dall’art. 32 Costituzione che afferma: “la salute è un diritto dell’individuo e della collettività…”.

Ad essa può essere affiancato il principio dall’art 40 della Costituzione secondo il quale “l’iniziativa economica privata è libera, non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Infine, dal punto di vista civile esiste l’art. 2087 c.c. che impone al datore di lavoro “di adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori”. 

Come difendersi dal mobbing

Sebbene difficile, la vittima non deve perdere il controllo della situazione, né la calma di fronte a questi abusi di potere. Come nelle forme di bullismo, è importante anche dichiarare all’aggressore che non si è deboli né disposti ad accettare alcun sopruso. Mai dare libero sfogo a impulsi ed emozioni, la calma e la fermezza rappresentano due armi vincenti.

Elencare i fatti, non solo le persone, sarà più utile nell’evenienza di dover passare a vie legali e provare gli abusi subiti. Quando la propria autostima vacilla perché continuamente messa in discussione, criticata e svalutata è possibile cadere in un tunnel che si autoalimenta: scegliere il supporto professionale di uno psicologo può, infine, rappresentare la strada più idonea per comprendere che il disagio che si sta vivendo è causato dal mobbing e non dall’individuo.