Spazio Meta
Gen 27, 2022

Come già affrontato in altri post, l’adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti che naturalmente coinvolgono i ragazzi ma anche i genitori e le figure adulte che li circondano. Per questi ultimi non sempre è facile riuscire a trovare il modo idoneo per rapportarsi con gli adolescenti in questione, comprenderli e comunicare in maniera corretta con loro.

Gli adolescenti e la comunicazione

Le trasformazioni fisiche, psicologiche, ormonali e sociali che l’adolescente attraversa rendono la comunicazione con i genitori complessa: trasgressione e superamento dei limiti sono le nuove ambizioni, conflitti interni, sentimenti ambivalenti, paure e ricerca della propria identità insieme alla separazione della famiglia in vista di una socialità autonoma e indipendente, fanno sì che il mondo degli adulti diventi estraneo e, a tratti, ostile. Se è vero che la comunicazione è l’insieme di processi che consente di esternare agli altri il proprio pensiero, le proprie emozioni, paure e speranze nell’intento costruttivo di instaurare un dialogo, è vero anche che esistono due forme di comunicazione: quella verbale e quella non verbale. Quest’ultima, soprattutto in una fase di formazione delicata come quella adolescenziale, è spesso decisiva perché aiutano a meglio interpretare tutto il non detto che è all’ordine del giorno. 

Come comunicare con gli adolescenti?

Sebbene possa risultare a volte difficile, è sempre importante ricordare che è l’adulto la figura più bilanciata in una conversazione con un adolescente e dunque quella responsabile nel mantenere il dialogo aperto, offrire comprensione e non giudizio, attenzione e non meri rimproveri. 

Ecco 4 consigli per comunicare con gli adolescenti:

  1. mai sminuire il loro vissuto
    Ogni problema o questione da chiunque venga vissuto sembra centrale, vitale e vero. Lo è per gli adulti, per gli adolescenti diventa questione di vita o di morte. Ridimensionare troppo ciò che stanno vivendo blocca la comunicazione perché l’adolescente non si sente compreso, supportato e la propria emotività derisa. Di solito la reazione può essere di due tipi: chiusura o rabbia nei confronti dei propri genitori. 
  2. condividere le emozioni
    Fare in modo che l’adolescente si senta in un ambiente sicuro e non giudicante gli permetterà di condividere le proprie emozioni e sentire che l’intensità percepita non è esagerata o sbagliata.

  3. immedesimarsi nel loro mondo
    Più c’è distanza generazionale tra l’adolescente e l’adulto più diventa difficile trovare punti di incontro. La società cambia e quello che succedeva in adolescenza per i genitori non sempre succede ai figli, come ad esempio l’uso estensivo della tecnologia come mezzo di comunicazione. Sebbene ci siano delle differenze, ci sono delle similitudini: la voglia di affermarsi, di costruire delle proprie regole e di scoprire i propri limiti sono le stesse.
  4. ascoltare poi discutere
    Il genitore ha spesso un repertorio di frasi preformate che si ritrova a dire: “te l’avevo detto” – “perché lo dico io” – “fossero questi i veri problemi” e via dicendo. Se l’adolescente si sente bloccato da questi interventi facilmente deciderà di non aprirsi, semplicemente perché non ne vale la pena. Se non si aprono e comunicano reprimendo le loro emozioni, possono arrivare ad assumere comportamenti in forte contrapposizione con la genitorialità che, a quel punto, è completamente screditata ai loro occhi.